Il Potere della Regina Tiy

 

In Amenofi III si può vedere l’orientale pigro e speculativo, troppo supponente e troppo vanitoso per sopportare la rigida routine dei suoi padri, eppure troppo privo di energia per formulare una nuova religione. Dall’altra parte, c’è tutto di Aton, che soppianta completamente Atum, è stato ascoltato con una certa frequenza a Tebe e altrove, ma sempre, deve essere ricordato, come un’altra parola per Ra-Horakhti.
Dall’altra parte, si può supporre che la Regina Tiy possedesse la capacità di condizioneare le affermazioni del nuovo pensiero sulla mente del marito, e gradualmente di volgere i suoi occhi, e quelli della corte, lontano dalla cupa adorazione di Amon nella direzione del brillante culto del sole. Coloro che hanno viaggiato in Egitto si renderanno conto di quanto completamente la terra sia dominata dal sole. I cieli blu, le rocce scintillanti, il deserto dorato, i campi verdeggianti, tutti sembrano gridare per la gioia del sole. L’energia straordinaria che si può sentire in Egitto all’alba e la profonda malinconia che accompagna la notte rossa, deve essere stata avvertita da Tiy anche nel suo palazzo a Tebe.. Con il passare degli anni, il potere e l’influenza della regina Tiy aumentarono; e ora che aveva portato un figlio al re, si aggiungeva alla sua grande posizione di moglie reale il ruolo altrettanto importante della madre reale. Mai prima d’ora una regina era stata rappresentata così liberamente in tutti i monumenti del re, né era stata data una così bella serie di titoli prima alla moglie di un faraone.

 
A Serdenga, lontano nel Sudan, suo marito le ha eretto un tempio; e nel lontano Sinai è stato trovato un bellissimo ritratto di lei. Tutti i visitatori di Tebe hanno visto la sua figura al fianco delle gambe dei due grandi colossi sul bordo del Deserto occidentale; e le enormi statue di se stessa e di suo marito, ora al Museo del Cairo, saranno state viste da coloro che hanno visitato quella raccolta. Di Gilukhipa/comunque, e le altre mogli del re, non si sente nulla: la regina Tiy li ha relegate sullo sfondo quasi prima che le loro cerimonie di matrimonio fossero finite.
 
Quando Amenofi III aveva regnato per trent’anni circa, aveva smesso di prestare molta attenzione agli affari di stato, e il potere era quasi completamente passato nelle mani capaci di Tiy. Già un’influenza, che potremmo presumere di essere stata in larga misura sua, si sentiva in molte direzioni: Ra-Horakhti e Aton venivano portati in primo piano, un tono di pensiero che difficilmente può essere considerato come puramente egiziano, l’arte stava subendo modifiche e aveva raggiunto un livello di eccellenza mai raggiunto prima e dopo. I squisiti bassorilevi della fine del regno di Amenofi III – per esempio, quelli che possono essere visti a Tebe nelle tombe di Khaemhet e di Ramose, entrambe decisamente datate alla fine del regno – movimentate quasi come le opere dei primi Maestri fiorentini C’è una grazia elusiva nelle figure delicate lì scolpite, che, attraverso un altro mezzo e in base ad altre leggi convenzionali, fanno sì che facciano appello con la stessa forza di dolcezza indefinibile come fanno le figure nelle opere di Filippino Lippi e Botticelli. Nella massa della pittura e della scultura egiziana di importanza secondaria tali gemme sono state trascurate e non sono state apprezzate dal pubblico; ma lo scrittore presente si avventura a pensare che un giorno metteranno il cuore di tutti gli amanti dell’arte che ballano come hanno ballato quelli dei grandi maestri della Regina Tiy.
La corte in cui il piccolo principe trascorse i suoi primi anni era più brillante che mai, e la regina Tiy presiedeva scene di uno splendore indescrivibile. Amenofi III è stato veramente chiamato “il Magnifico”; e in nessun momento, salvo quello di Thutmose III, i tesori reali erano così pieni o i nobili tanto ricchi. Fuori da una sfilata di festeggiamenti, dal frastuono del canto e delle risate, il piccolo il principe dagli occhi tristi emerge per la prima volta sul palcoscenico della storia, guidato dalla mano della regina Tiy; ma come appare davanti a noi, sopra il tintinnio delle coppe d’oro del vino, sopra il suono dei timpani, sembra di sentire la cadenza di una canzone più semplice, e il canto pacifico di un’allodola.
 
ARTHUR WEIGALL – THE LIFE AND TIMES OF AKHENATON

 

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