Il Pavimento Alchemico del Duomo di Siena

 

 

 

La cattedrale di Siena conserva numerosi capolavori di ogni epoca. L’opera, per più versi eccezionale, è il pavimento, il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto, secondo la definizione di Giorgio Vasari, frutto di un programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. I cartoni preparatori per le cinquantasei tarsie furono forniti da importanti artisti, tutti senesi͟, tranne il pittore umbro Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, autore, nel 1505, della tarsia con il Monte della Sapienza.

Ma veniamo un alla storia del meraviglioso pavimento del Duomo di Siena. L’ideazione delle tarsie del pavimento la dobbiamo al Senese Alberto Aringhieri, Il quale nel 1480 diventò Operaio della Cattedrale di Siena, carica che detenne per 25 anni. E proprio a lui che si deve si deve l’ideazione del pavimento del Duomo di Siena con la prima Tarsia posizionata nel 1488 ad opera di Giovanni di Stefano con la rappresentazione di Ermete Trismegisto. Questa rappresentazione fu voluta da Aringhieri specificatamente per un suo progetto alchemico/ermetico nel Duomo di Siena  e fu posizionata al primo posto nell’ingresso del Duomo, a dimostrazione dell’importanza del personaggio e questa è l’unica rappresentazione di Ermete in un tempio cristiano nel mondo.

Ermete Trismegisto

A dimostrazione del progetto ermetico, Aringhieri posizionò subito dopo dieci tarsie rappresentanti le Sibille annunciatrici. Per essere più preciso tra il 1482 e il 1483, aveva impresso un segno intangibile del proprio progetto. Voleva lasciare un messaggio inquietante per le generazioni a venire con significati complessi e contaminati con culture apparentemente lontane. Fece incidere sul marmo del pavimento dieci Sibille, le profetesse tratte dalle Antiquitates rerum humanorum et divinarum di Marco Terenzio Varrone (I° secolo a.C.) ma ordinate in modo diverso.

Aringhieri per la realizzazione del progetto si avvalse dei più celebrati artisti del tempo, probabilmente a lui legati dagli stessi interessi culturali non coincidenti con l’ortodossia del periodo. Le singole Sibille sono connotate con due iscrizioni, una per identificare ogni profetessa, unita con una descrizione e l’altra che ‘apparentemente’, è costruita in modo da richiamare al popolo Cristo e il suo mandato terreno. Questo messaggio viene avvalorato dalla fonte dei messaggi: le incisioni provengono quasi esclusivamente dalle Divinae Istitutiones dello scrittore latino Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio, definito il “Cicerone cristiano.

Ma ad una attenta osservazione l’utilizzo delle Sibille condotto da Aringhieri andrebbe molto oltre il semplice significato della storia cristiana. Colpisce la risolutezza dell’Operaio nel far collocare le tarsie delle Sibille esattamente nel 1483. Per l’ortodossia le dieci profetesse sarebbero state realizzate in quel luogo, per annunciare l’era di Cristo. I pochi che avrebbero letto le iscrizioni, potevano trarre la convinzione che anche nel mondo pagano, esistevano dei “sapienti” in grado di predire il tempo della discesa di Dio tra gli uomini. Tutto secondo i termini: le antiche profetesse avevano annunciato, “che il figlio di una Vergine”, sarebbe sceso tra gli uomini ad assicurare l’eterna salvezza.

Ma forse potrebbe anche significare un “progetto” di carattere teologico o astrologico. Infatti, il 1484 sarebbe stato per molti astrologi un annus horribilis, a causa della congiunzione di Giove e Saturno in Scorpione, segno di morte e di cambiamento. Quindi le Sibille collegate in quel tempio e in quel momento avrebbero segnalato i rischi per coloro che erano in possesso di “occhi per vedere e orecchi per sentire.” La via astrologica viene indirettamente confermata dal legame che univa l’Aringhieri a Luzio Bellanti, noto astrologo senese. Questa strada proviene dalle pagine del noto storico Ioan Couliano, allievo di Mircea Eliade, il quale cita la profezia di Joannes de Clara Monte sulla nascita del piccolo profeta di Germania. Couliano identifica questo personaggio con Martin Lutero. L’ipotesi è molto affascinante, anche se per gli storici, Lutero sarebbe nato il 10 Novembre 1483 sotto il segno dello Scorpione.

Il dubbio comunque rimane, soprattutto per la collocazione “singolare” rispetto a Varrone. Questo stride alla luce della competenza filologica dell’Aringhieri nelle varie indicazioni sui marmi del Duomo. Sono da registrare due aspetti particolari che riguarda la prima delle dieci Sibille, ovvero quella Delfica. Sullo scritto che la identifica è riportato: Ipsum Tuum Co/gnosce Deum/Avi Dei Filius Est, e, in quanto inserita nella relazione con la fiaccola che la dea tiene in mano, indicherebbe la volontà di evidenziare una strada altrimenti oscura, suggerendo al visitatore l’insegnamento dell’oracolo di Apollo a Delfi, di guardare dentro sé stessi per ritrovarvi il “proprio” dio.

Un percorso dal forte significato iniziatico che dalla Sibilla Delfica arriva al traguardo finale dell’ultima Sibilla, l’Albunea, dal nome di una fonte nei pressi di Tivoli.: Sybilla Albunea quae Tibur/tina cognominata est quod/Tiberi pro deo colebatur. Chiamata Tiburtina perché a Tivoli è adorata come un dio.

Tutto questo come abbiamo detto se viene letto superando il significato”letterale”, ma seguendo quello allegorico (ermetico), andando a ricercare “quello che si nasconde sotto ‘l manto di queste favole”, e ancora “una veritade ascosa sotto bella menzogna”, si potrebbe intendere che l’intero  impianto voglia esprimere un significato diverso. Le sibille potrebbero ben rappresentare secondo il loro particolare ordine “filologico” una specie di labirinto iniziatico in cui superare una serie di difficoltà per arrivare alla vera conoscenza (gnosi).

Come si può notare, non esiste una sola interpretazione, ma si può pensare ad una “via astrologica” ovvero un “labirinto” iniziatico progettato dal modello culturale di Alberto Aringhieri.

 

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